“Campania bellezza del creato”: presentazione all’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”
NATURGEFÜHL E RETORICA DEL PAESAGGIO.
Solo qualche riflessione. L’ambiente, nella sua più vasta accezione, è il movente dell’idea, della parola scritta, del linguaggio filmico, dello scatto fotografico, della stessa semplice rievocazione sospinta dalla memoria, in cui la retorica del paesaggio è la retorica spirituale dell’operatore di turno; non sono astratti estetismi e/o soggetti fiabeschi o libreschi a muovere l’aspirazione e la performance espressiva, sollecitate invece da quei suggerimenti profondi dettati da una sensibilità, che definirei filologica, della visione e dell’ascolto.
In Aen. VII 29-30 Enea osserva, Aeneas … prospicit, uno squarcio del paesaggio tiberino, dove è appena approdato con i profughi troiani; Virgilio lo rappresenta con i modi teneri della poesia pastorale. È un paesaggio interiorizzato nel punto di vista dell’eroe. I particolari, il bosco immenso, il Tevere che fluisce nel mare, gli uccelli variopinti che accarezzano l’aria col canto, tutt’altro che statici attributi, sono piuttosto rilievi forniti dalle dirette sensazioni dell’osservatore, finalmente al compimento di un viaggio lungo, faticoso, incerto, il viaggio di un dux, percorso soprattutto interiore, del suo patrimonio storico, che, dopo gravosi labores, ha trovato la terra promessa, su cui fondare il futuro della gente troiana che sarà romana. L’amenità della rappresentazione dei luoghi è ispirata dal giubilo del protagonista dell’epos romano per eccellenza, l’epos augusteo, e dall’orgoglio del poeta engagé che in quei siti fissa le radici della gloriosa Città destinata a diventare caput mundi.
L’occasione della presentazione in questo Ateneo del volume curato da Ottaiano, da me proposta alle colleghe, prof.sse Rosanna Cioffi e Maria Luisa Chirico, e da loro cortesemente e convintamente avallata, è con entusiasmo salutata come un momento di condivisione culturale pluridisciplinare, che è pertanto anche un’offerta per spunti di riflessione.
Ottaiano è ben oltre la riproposizione oleografica di stereotipi ad uso turistico, e consumistico; egli ci consegna col supporto fotografico un dossier di realtà sovente disattese da chi si arresta al ‘già visto’, e non avverte il palpito del multiforme fascino del creato.
Non siamo di fronte alla fotografia-cartolina; la fotografia restituisce nella sua genuinità la realtà territoriale, sociale, familiare, economica della nostra regione, riscoperta nella verità del naturale; una forma dei contenuti dell’ambiente delineata, attraverso le stratificazioni temporali, dall’opera dell’uomo, dalla risorsa della parola e della mano, insomma dall’ars e dall’ingenium.
Questa connaturalità e consonanza di immagine e di sentimento, di res e di mens, è disciplinata da una concezione della vita e del tempo, sì, condivisibile o discutibile, eppure senz’altro promotrice di progresso nel dibattito culturale; lo scatto fotografico è luogo privilegiato dell’identificazione di oggetto osservato e di soggetto osservante, ma anche di divaricazione tra l’essere ed il dover piuttosto essere. Soprattutto in questo nostro tempo in cui l’incuria dell’uomo, o la sua imperizia, o la sua assai colpevole amoralità devastano la natura, quasi suggerendole punizioni distruttive, ed offendono l’opera d’arte che ancora sopravvive a infinite tragedie esplose per assurda sconsideratezza, soprattutto nel nostro tempo, dicevo, la finestra che si cerca di aprire sulla natura e sul paesaggio diventa un ulteriore strumento per avviare la rinascita. Dov’è la differenza con altre devastazioni che in altre parti del globo hanno cancellato tracce importanti della progressione compiuta dalle civiltà nel corso delle epoche? La lotta condotta per abbattere un male gravissimo, il disconoscimento della storia, è la lotta che quotidianamente combattiamo per la difesa del patrimonio, una difesa che, beninteso, consiste soprattutto nella promozione della conoscenza.
Quella di Ottaiano è una narrazione iconografica dove le immagini sono le parole, e le parole sono, lucrezianamente, le cose, che si susseguono in una forma dei contenuti disegnata da una logica assecondante itinerari culturali iscritti all’interno di orizzonti geo-storici, liturgici, agriculturali, antropologici. Il territorio, il territorio campano, si racconta attraverso la sensibilità dell’interprete.
Le immagini sono appunti di viaggio, sono un diario di viaggio, una lettura ed una scrittura odoporica di uno spettatore del miracolo della natura e dell’opera dell’uomo; la dotazione iconografica contenuta nel volume è corredata di opportune didascalie; di titoletti ricorrenti in basso a destra delle pagine dispari con dicitura in italiano ed in inglese; il rispetto, la devozione direi, dell’immagine sfiora, appunto, l’idolatria; un’annotazione sulla peritestualità lo dimostra: dove la foto occupa tutta la pagina è stata evitata la stampa del titoletto ricorrente, e dislocata in uno spazio bianco nella pagina successiva.
Mare e Coste; Fiumi e Laghi; paesaggio naturale; arti figurative; terra e ruralità; iconografia sacra, chiese, basiliche, templi, la sfragis: l’Autore di questa pubblicazione delle Edizioni Iemme fissa il suo obiettivo sulla natura del creato e sulla creatività di cui l’uomo può esser capace.
Giuseppe Ottaiano, abbinando senso e sentimento della realtà (Naturgefühl) ad osservazione dell’ambiente, invita ed aiuta a conoscere ed interpretare, nella loro globalità, nel loro co-funzionamento nell’ambito di un territorio, bellezze di cui spesso non abbiamo debita percezione culturale, perché non abbiamo occhio sufficientemente allenato a vedere e ad ammirare. La retorica del paesaggio è come traslitterata nella narratività fotografica. Ottaiano ha operato sotto la spinta del suo sentimento della natura e della sua concezione della vita e della storia.
Offesa dell’ambiente, che, deturpato nella sua amenità, diventa locus horridus; spettri acherontei, di animali annaspanti nella melma fangosa del male derivato dal peccato, terra dei fuochi, masse oceaniche nelle quali l’orrore dell’uomo ha deposto il suo malaffare: la retorica del paesaggio, che parla a chi sa ascoltare, suggerisce la rinascita.
Fondatore dell’Agenzia di Comunicazione SEMA, Ottaiano ha collaborato con varie testate giornalistiche regionali; ha lavorato per i tre canali RAI, in trasmissioni di forte timbro culturale come Linea Verde; La Vita in diretta, ha curato servizi per il TG2, TG3 e TG3 R.
Imprenditore ed Art Director di SEMA, ha collaborato con l’Ass.to Agricoltura della Regione Campania dal 2008 al 2012; ha curato progetti di comunicazione e di grafica per varie Amministrazioni comunali, per l’Ente provinciale per il Turismo di Caserta, per il gruppo di azione locale Terra protetta di Napoli. Nel 2011 pubblica il vol. Campania: un Mare di Foreste, presentato alla BIT di Milano. A SEMA si sono rivolti molti Enti, tra i quali Green Energy, Ecoffice, la Stazione zoologica Anton Dohrn, Eco Combustibili.
Ha già presentato questo volume Campania. Bellezza del Creato, oggi riproposto in questa prestigiosa sede, nella Sala Cinese della Reggia di Portici; al Caffè Letterario a Nocera Inferiore; al Museo archeologico del Sannio Caudino, al Teatro Costantino Parravano di Caserta, oltre che in molte altre locations forse meno convenzionalmente paludate, ma non meno entusiasticamente consapevoli di essere raggiunte da un messaggio di risveglio alla natura e alla bellezza vivificatrice.
Consentitemi di concludere citando tre brevissimi flashes dell’operazione culturale compiuta da Ottaiano, 3 frames ed embodiments del sentimento, da lui proclamati:
“Guardo alla storia della nostra regione con gratitudine.”
“Vivo la bellezza dei suoi luoghi con passione.”
“ Abbraccio il suo futuro con grande speranza.”
Prof. Crescenzo Formicola